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Lettera di Natale del Cardinale alla Scuola

Insegnare la Bellezza, conoscerla, usarla, migliorarla per il bene di tutti.

Carissimo/a,

è davvero un Natale particolare. Non potere vivere alcune abitudini ad esso legate ci costringe a trovare l’essenziale. Natale ci porta all’aperto, senza protezioni e a ben vedere offre solo la bellezza povera, semplice, essenziale di un Dio bambino e della sua famiglia per la quale – amaramente – non c’era posto. Forse ridurre alcuni aspetti della festa ci aiuta a ritrovare il “festeggiato”!

Da alcuni anni era una bella tradizione incontrarsi assieme tra operatori della scuola per ringraziare il Signore e contemplare la luce che illumina le tenebre e guida i nostri passi. Ne abbiamo tanto bisogno! Per evitare i non pochi problemi l’Ufficio Scuola e quello dell’IRC hanno pensato più opportuno non riunirsi. Vorrei, insieme con loro, farti giungere lo stesso i nostri auguri e la vicinanza in un periodo così difficile per tutti e quindi anche per il mondo della scuola. Penso all’approntare le misure indispensabili di carattere sanitario, alla DAD che non è solo un problema di videocamera e al fare i conti con le carenze strutturali che la pandemia ha reso impietosamente evidenti, frutto di opportunismi e rimandi dei quali paghiamo il conto. E poi, come non pensare a quelli che restano indietro? Come comprendere e aiutare le ferite profonde nell’anima dei ragazzi che – evitando un eccesso di protezione che finirebbe per fare peggio – chiedono risposte e guarigione? E poi la domanda, così vera per tutti: come trarre da questa avversità un’opportunità per essere migliori, per cambiare e per avviare la ricostruzione dando gli strumenti a loro che ne saranno protagonisti? Un male grande deve farci diventare tutti più “grandi” di mente e di cuore, come peraltro si è già rivelato nella tanta generosità, intelligenza, passione di tanti operatori della scuola.

Quanti segni ordinari di solidarietà e di santità! Tra questi vorrei ricordare “Adotta un nonno” che ha suscitato tanto entusiasmo e desiderio di bene: le scuole, gli insegnanti, i bambini hanno voluto preparare i loro doni scrivendo ciascuno un pensiero sincero nel biglietto: c’è un grande desiderio di amore in città! I nonni della casa “adottata” sono 200 e i doni raccolti più di 1.500!!

Penso ai “Doposcuola” che nonostante le difficoltà e le restrizioni hanno continuato ad essere presenti in questi lunghi mesi e a sostenere la Scuola con persone innamorate dell’umanità anche della più debole.

Penso anche agli studenti che nei prossimi giorni a scuola faranno il pane per la Mensa della Carità di Santa Caterina e andranno a donarlo di persona.

Ecco il Natale!


Seminare con questi gesti la speranza.

Ha ragione Papa Francesco: l’educazione è sempre un atto di speranza che, dal presente, guarda al futuro. Davvero c’è bisogno di seminare il futuro, oggi. E il vostro servizio è proprio la speranza: il seme darà frutti.

Vorrei rivolgere a voi, che a vario titolo siete la “Signora Scuola”, un ringraziamento pieno di stima per le difficoltà che avete affrontato e per le esperienze che avete avviato. E poi un augurio: avere e trasmettere tanta speranza. E’ vero: la prima ricostruzione inizia dall’educazione e voi aiutate a costruire le fondamenta delle persone di domani. Educhiamo a “Fratelli tutti” perché la pandemia trovi la vera risposta in una conoscenza e in una fraternità universale. “Che cosa accade senza la fraternità consapevolmente coltivata, senza una volontà politica di fraternità, tradotta in un’educazione alla fraternità, al dialogo, alla scoperta della reciprocità e del mutuo arricchimento come valori?”, s’interroga Papa Francesco. L’educazione è al servizio di questo cammino, affinché ogni essere umano possa diventare artefice del proprio destino. La Chiesa è una casa con le porte aperte, perché è madre. Come Maria «vogliamo essere una Chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sacrestie, per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità […] per gettare ponti, abbattere muri, seminare riconciliazione».

Spero anche io che voi “siate i poeti di una nuova bellezza umana, una nuova bellezza fraterna e amichevole, come pure della salvaguardia della terra che calpestiamo” specialmente per i tantissimi che vivono questo Natale in situazioni e in realtà di grande povertà e precarietà.

Dio che nasce ha speranza negli uomini. Questo ci rende consapevoli e ci riempie di passione. Aiutiamolo, perché nella magnifica fragilità dell’uomo, rivestita di tanta gloria, cioè di amore, tutti capiamo e difendiamo la bellezza che riflette quella di Dio, insegnando a conoscerla, usarla, migliorarla per il bene di tutti.

Card. Arcivescovo Matteo Zuppi